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- OPA totalitaria di Mare Group su Eles: arriva il via libera Consob, adesioni dal 5 al 30 dicembre
Consob ha approvato il documento relativo all’OPA volontaria totalitaria promossa da Mare Group sulle azioni ordinarie e a voto plurimo di Eles Semiconductor Equipment S.p.A. non ancora in suo possesso. L’offerta prevede un corrispettivo di 2,61 euro per azione , superiore ai 2,25 euro inizialmente annunciati, anche in considerazione del prezzo riconosciuto nella parallela operazione comunicata da Xenon. Il periodo di adesione sarà aperto dal 5 al 30 dicembre 2025 , salvo proroghe, mentre il pagamento del corrispettivo è fissato per l’ 8 gennaio 2026 . In presenza delle condizioni previste, i termini dell’offerta verranno riaperti dal 9 al 15 gennaio , con liquidazione delle adesioni attese per il 22 gennaio . L’iniziativa di Mare Group mira a rilevare l’intero capitale di Eles e, se possibile, a procedere al delisting da Euronext Growth Milan. Il raggiungimento del 100% del capitale non rappresenta tuttavia una condizione di efficacia dell’offerta: il delisting avverrà solo qualora si creino i presupposti normativi per l’attivazione delle procedure di sell out e squeeze out , che verrebbero gestite in un’unica fase. Sul fronte dei conti, Eles ha chiuso i primi nove mesi del 2025 con ricavi consolidati pari a 21 milioni di euro , in lieve calo rispetto ai 21,9 milioni registrati nello stesso periodo del 2024 (-4%). Le vendite della linea Semiconduttori nei segmenti Industrial e AI, insieme a quelle del comparto Aerospace & Defense, hanno parzialmente compensato la flessione della domanda nel settore Automotive.
- La struttura dei Club Deal, origini e prospettive
Intervista a chi i club deal li struttura, con esperienza internazionale: l’Avv. Vincenzo Oliverio Global Head M&A & Capital Markets – Oliverio & Partners D: Avvocato Oliverio, che cos’è un club deal e da dove nasce? Oliverio: Il club deal nasce nel private equity anglosassone: un gruppo ristretto di imprenditori, family office e investitori privati si unisce per finanziare una singola operazione – di solito l’ingresso nel capitale di un’azienda non quotata o di un progetto immobiliare – tramite una società veicolo dedicata. È un modello di investimento “su misura”, molto più vicino all’imprenditoria che alla finanza anonima. D: Come si struttura tecnicamente un club deal in Italia? Oliverio: Normalmente c’è un promotore che individua l’operazione, coordina la due diligence e propone il deal agli investitori. Si costituisce una SPV (S.r.l. o S.p.A.) che raccoglie i capitali e acquisisce la partecipazione nella società target. La governance viene regolata da patti parasociali , con diritti di veto, quorum rafforzati e regole chiare di ingresso e uscita per tutti i partecipanti. D: Qual è la differenza principale tra club deal e fondo di investimento? Oliverio: Il fondo raccoglie capitali prima e investe dopo, con un mandato ampio: gli investitori delegano le scelte al gestore e non decidono deal per deal. Nel club deal, invece, gli investitori valutano e scelgono ogni singola operazione , partecipano alla governance e spesso portano anche competenze industriali. Il fondo offre diversificazione e standardizzazione; il club deal offre controllo, allineamento di interessi e maggiore personalizzazione. D: Perché il club deal è destinato a crescere e perché è così flessibile? Oliverio: Perché è perfettamente coerente con il tessuto di PMI e aziende familiari italiane. È flessibile su tutto: taglio dell’investimento, durata, strumenti finanziari e governance. Si adatta alle esigenze della target e del gruppo di investitori, senza la rigidità dei regolamenti di un fondo. In un contesto come il nostro, il club deal consente di portare capitale e competenze senza snaturare l’identità dell’azienda. È uno strumento destinato a pesare sempre di più nel private capital italiano.
- 21 Next, al via piattaforma leader nel risparmio: decolla la maxi alleanza fra Edizione, 21 Maxi-alleanza nel risparmio gestito: Edizione, holding della famiglia Benetton, 21 Invest e Tages
Maxi-alleanza nel risparmio gestito: Edizione, holding della famiglia Benetton, 21 Invest e Tages hanno definito ieri un accordo preliminare per la nascita di 21 Next, piattaforma innovativa che opererà nel mondo dell'Alternative Asset Management. Con un capitale iniziale da 500 milioni di euro messo a disposizione da Edizione , la holding della famiglia Benetton, prende vita 21 Next , una nuova piattaforma europea di investimento nei private market . Il progetto nasce dall’integrazione tra 21 Invest , fondata da Alessandro Benetton , e Tages , realtà attiva nelle infrastrutture e nella transizione energetica, e punta a raggiungere 10 miliardi di asset under management entro il 2030 , triplicando gli attuali 3 miliardi. Una piattaforma europea da 250 professionisti La nuova realtà sarà operativa dopo il closing previsto per il 2026, con sede principale a Milano e una seconda a Parigi, e si avvarrà del lavoro di 250 professionisti degli investimenti . I fondi già esistenti – 1,5 miliardi di euro gestiti da 21 Invest e 1,4 miliardi da Tages – saranno conferiti nella nuova piattaforma, che disporrà fin da subito di oltre 3 miliardi di euro in gestione . 21 Invest, fondata nel 1992, ha realizzato oltre 110 investimenti in piccole e medie imprese italiane e francesi, destinando più di 2 miliardi di euro alla loro crescita. Le aziende partecipate hanno registrato in media un aumento del fatturato del 70% e 10.500 nuovi posti di lavoro, numeri che rafforzano la credibilità e l’esperienza del team alla guida di 21 Next. La piattaforma opererà su tutto il territorio europeo, con l’ambizione di espandersi anche in Germania e Regno Unito , oltre ai mercati già presidiati in Italia , Francia e Spagna . Accanto alle infrastrutture, la strategia di investimento di 21 Next si concentrerà su vari segmenti del private equity, tra cui tecnologia, healthcare, business services, private credit e venture capital. L’obiettivo è combinare massa critica e competenze per affrontare le sfide del mercato europeo, dove il fundraising risulta sempre più competitivo.
- Fondo Nazionale Strategico Indiretto (FNSI)
Il Fondo Nazionale Strategico Indiretto (FNSI) è un'iniziativa promossa dal Ministero dell'Economia e delle Finanze (MEF) e gestita da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), finalizzata a sostenere l'economia reale e il mercato azionario italiano. Funzionamento e Obiettivi Struttura: Il FNSI è un "fondo di fondi" (o fondo ombrello) che fa parte del più ampio progetto "Patrimonio Rilancio". Opera sottoscrivendo quote o azioni di Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio (OICR) di diritto italiano (fondi chiusi). Obiettivo Principale: Fornire capitale alle PMI (Piccole e Medie Imprese) italiane, in particolare quelle con fatturato inferiore a 50 milioni, che rappresentano la spina dorsale del sistema economico nazionale. Modalità di Intervento: Il Fondo ha la capacità di sottoscrivere fino al 49% di questi nuovi fondi, con un investimento minimo di 35 milioni di euro per partecipante. L'obiettivo è mobilitare capitali pubblici e privati per attrarre investimenti e sostenere le imprese nel loro percorso di crescita, anche in Borsa. Gestione: La gestione del fondo è affidata a Cassa Depositi e Prestiti (CDP). L'operatività del fondo prevede l'emergere di una nuova generazione di gestori italiani che possano ispirare investitori internazionali. Il FNSI è stato ideato come veicolo a capitale misto pubblico-privato per dare ossigeno e liquidità alle Mid & Small Cap quotate (società a media e piccola capitalizzazione). Diverse società di gestione del risparmio stanno collaborando con CDP per lanciare fondi specifici legati a questa iniziativa.
- Approvata dal CdM la riforma del mercato dei capitali: modifiche al TUF e al codice civile
È stato approvato, in esame preliminare, dal Consiglio dei Ministri, in data 8 ottobre 2025, il decreto legislativo per la riforma organica delle disposizioni in tema di mercato dei capitali: il provvedimento interviene sia sul Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (TUF), sia sulle norme del Codice civile in materia di società di capitali applicabili anche agli emittenti, con l’obiettivo dichiarato di sostenere la crescita, favorire il risparmio e l’accesso delle imprese al capitale di rischio, aumentare la competitività, semplificare la disciplina degli emittenti e degli intermediari, razionalizzare l’ordinamento dei mercati finanziari. Le principali novità Queste le principali previsioni contenute nel provvedimento appena approvato. A) L’art. 1 modifica le Disposizioni comuni del TUF, distinguendo tra gestori di FIA sottosoglia registrati e gestori autorizzati e stabilendo per i primi regole e controlli ridotti: è stata inoltre compiuta una revisione delle definizioni di Sicav e Sicaf, società di investimento a capitale variabile e fisso, per comprendere tanto le gestioni interne quanto quelle esterne, assicurando la coerenza con la disciplina antiriciclaggio e tributaria. È stata altresì modificata la definizione di cliente professionale, per ricomprendervi anche gli enti previdenziali privatizzati. B) L’art. 2 modifica i titoli I (Disposizioni generali e poteri di vigilanza) e II (Servizi e attività di investimento) della parte II (Disciplina degli intermediari) del TUF, con l’obiettivo di limitare gli oneri di vigilanza e di promuovere i rapporti tra Autorità e partecipanti al mercato: viene espressamente riconosciuta la promozione dell’educazione finanziaria come elemento caratterizzante delle funzioni di vigilanza. È stata poi operata una razionalizzazione delle competenze tra la Banca d'Italia e la Consob in materia di vigilanza, con attribuzione alla prima della competenza esclusiva sui requisiti dei soci e degli esponenti degli intermediari. C) L’art. 3 innova la disciplina della gestione collettiva del risparmio con particolare riferimento alle attività di private equity e venture capital, riconosciuti come settori in grado di garantire lo sviluppo e la crescita delle aziende, favorendo processi fondamentali di innovazione e contribuendo all’aumento dell’occupazione: in particolare, viene introdotta la nuova figura delle società di partenariato, costituite nella forma di società in accomandita per azioni e che debbono avere quale oggetto sociale esclusivo l’investimento collettivo nelle forme del private equity e venture capital, con riserva dell’investimento agli investitori professionali. Lo statuto delle società di partenariato deve, in particolare, prevedere l'affidamento della prestazione delle attività ad un gestore esterno e l'indicazione della società designata, la definizione di procedure idonee ad assicurare la continuità della gestione in caso di sostituzione del gestore esterno e la stipulazione con quest’ultimo di accordi per consentire al consiglio di amministrazione della società di disporre dei documenti e delle informazioni necessari a verificare il corretto adempimento degli obblighi del gestore. D) L’art. 4 modifica la parte III (Disciplina dei mercati) del TUF, introducendo misure di semplificazione procedurale e di riduzione degli oneri amministrativi per i soggetti vigilati, anche attraverso un rinvio a regolamenti attuativi della Banca d'Italia e della Consob. E) L’art. 5 reca modifiche alla disciplina in materia di appello al pubblico risparmio, con specifico riguardo alle offerte al pubblico di titoli ed alle offerte pubbliche di acquisto e scambio. i) Si introduce la soglia unica del 30 per cento di partecipazione (o diritti di voto) come presupposto per l’obbligo di OPA totalitaria, eliminando la soglia precedente per le società diverse dalle piccole e medie imprese (PMI): il periodo di riferimento per la determinazione del prezzo minimo dell’offerta obbligatoria viene ridotto da 12 a 6 mesi. ii) Attraverso l’introduzione nel TUF dell’art. 112-bis è stata poi regolamentata la procedura di acquisto totalitario delle azioni su autorizzazione dei soci, che si svolge sotto la vigilanza della Consob: sarà l'assemblea straordinaria l’organo deputato all'assunzione della deliberazione volta a far acquisire ad un soggetto individuato dall’organo amministrativo la totalità delle azioni della società e detta deliberazione deve essere adottata con il voto favorevole della maggioranza dei soci presenti in assemblea, diversi dal socio che abbia presentato la proposta e dalle persone che agiscono di concerto con il medesimo, se già azionisti della società, e dal socio o dai soci che detengano, anche di concerto tra loro, la partecipazione di maggioranza anche relativa purché superiore a un decimo del capitale sociale, non operando, ai fini della deliberazione, le limitazioni al diritto di voto previste nei patti parasociali. Il trasferimento delle azioni ha effetto con la iscrizione della deliberazione nel Registro delle imprese o alla diversa data indicata nella deliberazione stessa. E’ stata poi stabilita la non opponibilità, nei confronti dell'acquirente, delle eventuali limitazioni al trasferimento delle azioni previste nello statuto e nei patti parasociali. iii) Si è inoltre previsto che, in caso di emersione di notizie o indiscrezioni aventi a oggetto la preparazione o la promozione di una offerta (i c.d. rumors) la Consob potrà stabilire un termine entro il quale il potenziale offerente dovrà rendere nota la effettiva decisione di promuovere una offerta e, in caso di mancata risposta o di risposta negativa da parte del potenziale offerente, a tale soggetto sarà inibito per i successivi dodici mesi di promuovere un’offerta sui titoli del medesimo emittente. F) L'art. 6 interviene in materia di emittenti, in particolare innovando la disciplina dell’assemblea al fine di favorire la funzionalità e l’efficienza delle modalità di svolgimento, e la disciplina della governance degli emittenti. La nuova normativa distingue tra le società che si apprestano alla quotazione – per le quali sono dettate nuove regole, finalizzate alla riduzione dei costi e ad una valorizzazione dell’autonomia statutaria - e le società che, al momento dell’entrata in vigore del decreto legislativo, risultano già quotate, per le quali si prevede, ove siano PMI, la possibilità di decidere di avvalersi della nuova disciplina entro un limite temporale specifico. i) Sul fronte della semplificazione degli oneri informativi viene abrogato l’obbligo di pubblicazione delle informazioni regolamentate sui giornali quotidiani nazionali e l’obbligo di pubblicare sulla stampa l’estratto dell’avviso di convocazione dell’assemblea di società quotate, mantenendo la trasparenza attraverso i canali informatici. ii) È stato inoltre modificato l’ art. 121 del TUF, recante la disciplina in materia di partecipazioni “reciproche” o “incrociate”, funzionale ad evitare che il governo societario, tramite l’esercizio reciproco del voto in assemblea e la vicendevole cooptazione tra gruppi di controllo delle società interessate, sia sottratto al mercato, circoscrivendone la portata ed escludendo la rilevanza dell’ipotesi degli incroci c.d. triangolari. iii) L’art. 6 del decreto legislativo interviene anche sull’ art. 123-bis del TUF, che disciplina la relazione sul governo societario e gli assetti proprietari, stabilendo che la relazione sul governo societario debba contenere un riferimento alle politiche della società in materia di utilizzo e di monitoraggio delle nuove tecnologie e in particolare dei sistemi di intelligenza artificiale, ove siano stati adottati, negli assetti amministrativi, organizzativi e contabili, nonché un riferimento ai rischi informatici derivanti da sistemi automatizzati ed alle politiche in materia tecnologica della società, ove adottate. iv) Ancora, si è modificato l’ art. 123-ter del TUF che disciplina la relazione sulla politica in materia di remunerazione e sui compensi corrisposti degli organi di amministrazione, dei direttori generali e dei dirigenti con responsabilità strategiche e dei componenti dell’organo di controllo, prevedendo che la politica di remunerazione si estende ai dirigenti con responsabilità strategiche, salvo diversa previsione statutaria, e che, ove la politica di remunerazione si occupi anche dei dirigenti con responsabilità strategiche, nella seconda sezione della relazione sulla remunerazione le informazioni su tali soggetti siano fornite sempre in forma aggregata, con il venire meno del potere della Consob di stabilire i casi in cui tali informazioni devono essere fornite in forma nominativa. v) E’ stato poi introdotto nel TUF il nuovo art. 125-bis.1 in base al quale, in mancanza di opzione statutaria espressa, le modalità di svolgimento della riunione assembleare sono decise dall’organo amministrativo, il quale può prevedere che l’assemblea si svolga esclusivamente mediante mezzi di telecomunicazione ovvero che l’intervento e l’esercizio del diritto di voto avvengano esclusivamente tramite rappresentante designato dalla società ai sensi dell’ art. 135-undecies del TUF: può essere anche prevista l’espressione del voto per corrispondenza o in via elettronica ai sensi dell’ art. 2370, comma quarto, c.c., dovendosi richiamare nell’avviso di convocazione le regole procedurali di ciascuna assemblea. Lo statuto sociale può inoltre prevedere che l’assemblea possa svolgersi esclusivamente tramite ricorso al rappresentante designato oppure tramite ricorso a mezzi di telecomunicazione o con il voto per corrispondenza o in via elettronica: nello stabilire tali modalità, lo statuto potrà altresì circoscriverle a determinate tipologie di delibera. Lo statuto può limitare, in ogni caso in cui l’assemblea si celebri con la riunione fisica dei soci ovvero mediante mezzi di telecomunicazione, la partecipazione alla discussione in assemblea ad una soglia individuale di possesso azionario, comunque non superiore all’uno per mille del capitale sociale, sulla base delle azioni possedute al termine della giornata indicata nell’ art. 83-sexies, comma 2, del TUF, fermo il diritto di presentare proposte di deliberazione e di porre domande ai sensi degli artt. 126-bis e 127-ter del TUF. Ove sia previsto che l’assemblea si svolga esclusivamente mediante mezzi di telecomunicazione o mediante il rappresentante designato, i soci titolari, anche congiuntamente, di un ventesimo del capitale sociale con diritto di voto per le materie all’ordine del giorno possono richiedere, nel termine di cinque giorni dalla pubblicazione dell’avviso di convocazione dell’assemblea, che la stessa si celebri con la riunione fisica degli azionisti nello stesso luogo. vi) Più in generale, le nuove disposizioni determinano un’anticipazione della formazione della volontà dei soci alla fase preassembleare, con un ridimensionamento della funzione dell’adunanza assembleare quale momento informativo e di dibattito. E’ stato quindi eliminato, modificando l’ art. 126-bis del TUF, il diritto individuale del socio di presentare proposte di deliberazione in assemblea, fermo restando il diritto di presentare proposte di delibera sui punti che figurano all’ordine del giorno dell’assemblea da parte dei soci che rappresentino anche congiuntamente un quarantesimo del capitale sociale: delle integrazioni all’ordine del giorno è data notizia, nelle stesse forme prescritte per la pubblicazione dell’avviso di convocazione, entro gli otto giorni successivi alla pubblicazione dell'avviso stesso, ovvero entro i cinque giorni successivi alla pubblicazione del medesimo avviso prima dell’assemblea per le assemblee previste dagli artt. 2446, 2447 e 2487c.c. vii) Viene introdotto nel TUF un nuovo art. 147-bis.1, rubricato “Principi sulla composizione degli organi”, applicabile a tutte le società quotate, in base al quale gli organi di amministrazione e controllo delle medesime società sono eletti secondo le norme previste dallo statuto sociale nel rispetto delle specifiche prescrizioni applicabili, che promuovono e favoriscono professionalità, rappresentatività e diversità delle composizioni complessive degli organi interessati. viii) Una ulteriore innovazione è rappresentata dall’art. 147-sexies- rubricato “Sistema di controllo interno e di gestione dei rischi” – secondo il quale è di competenza degli organi delegati la cura dell’efficacia di tale sistema, spettando al Consiglio di amministrazione valutare e coordinare le funzioni coinvolte nel sistema di controllo dei rischi: deve essere assicurata la rappresentazione unitaria dei rischi ai quali la società risulta esposta, tenuto conto delle dimensioni e della natura dell’impresa, da parte del comitato preposto al controllo dei rischi o dell’amministratore a cui è attribuita tale funzione. ix) Per quanto attiene all’organo di controllo si stabilisce, in deroga all’ art. 2409-octiesdecies c.c., il divieto di attribuire per statuto all’assemblea il potere di nomina del comitato per il controllo sulla gestione, onde accentuarne nelle società quotate la natura di organo che origina dal Consiglio di amministrazione, riservando inoltre alla minoranza la presidenza del comitato per il controllo sulla gestione. La normativa in esame modifica poi i doveri dell’organo di controllo (di cui all’ art. 143 del TUF), sostituendo il riferimento al rispetto dei principi di corretta amministrazione con la vigilanza sul corretto funzionamento dell’organo amministrativo e in particolare sulla diligente osservanza delle regole istruttorie, procedimentali e decisionali elaborate dalle migliori prassi: all’organo di controllo spetta la vigilanza sull’adeguatezza e sul concreto funzionamento dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile della società, ivi compreso il sistema di controllo interno di gestione dei rischi e il coordinamento delle sue funzioni. L’ art. 151 del TUF in tema di poteri dell’organo di controllo è stato completamente riscritto, prevedendo che l’organo di controllo abbia il potere di procedere ad atti di ispezione e di controllo in qualsiasi momento, nonché di convocare l’assemblea qualora ravvisi fatti di estrema gravità e quindi sia necessario convocare i soci: si conferisce altresì individualmente ad ogni componente dell’organo di controllo il potere di chiedere notizie agli amministratori, anche con riferimento a società controllate, informazioni che dovranno poi essere condivise con tutti i membri dell’organo di controllo. In tema di responsabilità del Collegio sindacale, si esclude poi l’applicabilità della limitazione di responsabilità prevista dall’ art. 2407 c.c. ai componenti del Collegio sindacale delle società quotate, al fine di non compromettere l'impegno richiesto nell'applicazione della diligenza professionale. x) Viene introdotta una specifica disciplina per gli emittenti di nuova quotazione, stabilendo un regime semplificato che valorizza l’autonomia statutaria per gli emittenti di nuova quotazione e le PMI quotate che non abbiano superato il limite di capitalizzazione di 1 miliardo di euro, includendo semplificazioni per le operazioni con parti correlate sotto una soglia di rilevanza del 10 per cento: lo statuto degli emittenti di nuova quotazione può infatti prevedere che le modifiche statutarie siano deliberate, anche in prima convocazione, con il voto favorevole di almeno la maggioranza del capitale sociale rappresentato in assemblea, facendo in ogni caso salve le disposizioni dettate dal Codice civile in riferimento ai quorum costitutivi dell’assemblea in sede straordinaria. Lo statuto sociale degli emittenti di nuova quotazione può anche optare per la disapplicazione totale dell’ art. 2437, primo comma, c.c. sulle cause inderogabili di recesso, restando ferma la possibilità di recesso per i soci che non abbiano concorso a deliberazioni riguardanti la modifica dell’oggetto sociale quando altera in modo rilevante il rischio d’impresa. L’art. 16 delimita poi l’ambito applicativo soggettivo del regime dettato per gli emittenti di nuova quotazione, prevedendo che l’applicazione della relativa disciplina sia destinata agli emittenti che modifichino lo statuto in base a quanto previsto dal suddetto regime e le cui azioni siano ammesse a negoziazione in un mercato regolamentato italiano a decorrere dall’entrata in vigore del decreto di attuazione della delega: le PMI emittenti azioni quotate che non abbiano superato il limite di capitalizzazione di mercato pari a 1 miliardo di euro nei tre esercizi precedenti quello di entrata in vigore del decreto, possono decidere di avvalersi del nuovo regime normativo, entro due anni dall’entrata in vigore del decreto, modificando conformemente il proprio statuto sociale, a condizione che non superino il suddetto limite di capitalizzazione neppure al momento dell’opt-in. G) L'art. 7 del decreto legislativo adegua la disciplina delle sanzioni amministrative in tema di intermediari, alla luce dell’introduzione delle nuove categorie di società di partenariato e del nuovo regime dei gestori sottosoglia. H) L’art. 8 reca modifiche all'articolo 36 del D.L. 6 dicembre 2011, n. 211, convertito con modificazioni dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 al fine di razionalizzare la disciplina sulla tutela della concorrenza e sulle partecipazioni personali incrociate nei mercati del credito e finanziari e di ridurre gli oneri conseguenti in capo agli operatori. I) L’art. 9 detta una disciplina autonoma ed esaustiva dei tre sistemi alternativi di amministrazione e controllo, al fine di accordare una maggiore discrezionalità sostanziale nella scelta del sistema di governance da adottare e di rafforzare l’attrattività delle società italiane, rendendo i sistemi più facilmente riconoscibili anche da parte degli investitori esteri. E’ stato in particolare sostituito il vigente articolo 2380 c.c., rendendo ogni modello di amministrazione e controllo autosufficiente ed eliminando qualsiasi rinvio al modello tradizionale come modello base, riservando allo statuto l’individuazione del sistema di amministrazione e controllo da adottare: in caso di successiva modifica, salvo che la deliberazione disponga altrimenti, la variazione di sistema ha effetto alla data della riunione dell’organo competente convocato per l’approvazione del bilancio relativo all’esercizio successivo. Anche l’ art. 2380-bis c.c. è stato modificato, precisando che rientra nei compiti di competenza esclusiva degli amministratori anche l’organizzazione aziendale, che va a ricomprendere l’istituzione dell’assetto organizzativo-contabile, e che le attività intraprese dagli amministratori debbono essere strumentali all’attuazione dell’oggetto sociale. Il nuovo art. 2381 c.c., dedicato alla nomina e ai doveri del presidente, riprende il contenuto dell’ art. 2380-bis c.c., esplicitando il potere dell’autonomia statutaria di definire le modalità di nomina del presidente. La nuova disposizione di cui all’art. 2381-bis c.c. disciplina l’attribuzione di deleghe gestorie, evidenziando in particolare che nel sistema dualistico non è consentita la costituzione di un comitato esecutivo nel consiglio di gestione e che tra le competenze non delegabili rientra anche la decisione di adottare uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e dell’insolvenza. La norma ribadisce inoltre che gli organi delegati curano l’assetto organizzativo, amministrativo e contabile di cui all’ art. 2086, comma secondo, c.c. Il nuovo articolo 2381-ter c.c. disciplina l’informazione consiliare, sottolineando il dovere degli amministratori di agire in modo informato e la facoltà di ciascun amministratore di richiedere informazioni, nonché il dovere del presidente di far sì che ai consiglieri siano fornite adeguate informazioni. Di particolare interesse è la disposizione contenuta nel quarto comma di tale norma in tema di responsabilità degli amministratori non esecutivi in rapporto all’informazione per essi disponibile: secondo la nuova previsione, tali amministratori possono fare ragionevole affidamento sull’informazione ricevuta anche in relazione alle loro competenze, innalzando quindi il livello di diligenza richiesto nella valutazione dell’adeguatezza delle informazioni ricevute laddove i consiglieri dispongano di specifiche competenze in relazione a determinate materie oggetto della discussione consiliare. Conclusioni Il decreto legislativo in esame allinea dunque la normativa nazionale agli standard europei al fine di rendere il sistema finanziario italiano più competitivo ed attrattivo, semplificando la governance per le società quotate, con una maggiore chiarezza nella composizione degli organi societari, nella gestione delle assemblee e nella comunicazione agli azionisti, ed introducendo strumenti volti a garantire la trasparenza dei mercati ed una maggiore tutela degli investitori.
- Oliverio&Partners con Miaenergia ed SBV Holding nello sviluppo di 265 MW di BESS stand alone
Milano, 1 dicembre 2025 Oliverio & Partners, insieme a Miaenergia e SBV Holding, annuncia la strutturazione di un club deal per lo sviluppo, l’autorizzazione e la detenzione di un portafoglio di impianti Battery Energy Storage System (BESS) stand alone per una potenza complessiva di 265 MW nel Sud Italia. Il club deal riunisce investitori industriali con l’obiettivo di creare una piattaforma dedicata allo sviluppo e alla gestione di sistemi di accumulo utility scale, in grado di abilitare una maggiore penetrazione delle rinnovabili e di aumentare la flessibilità e la sicurezza del sistema elettrico nazionale. Riteniamo, dichiarano l'avv Vincenzo Oliverio Global Head of M&A dello Studio , Dott. Primiano Calvo Managing Director di Miaenergia, Dott Giuseppe Baldo Managing Director di SBV Holding, che il BESS rappresenti l’asset class energetica del futuro , grazie a fondamentali strutturali chiari: crescita della generazione rinnovabile intermittente, aumento della volatilità dei prezzi all’ingrosso, necessità di servizi di flessibilità e bilanciamento. Questi elementi consentono di generare rendimenti interessanti anche in assenza delle aste MACSE , facendo leva su ricavi merchant (arbitraggio orario dei prezzi), servizi di rete e possibili schemi di lungo termine con controparti industriali e trader energetici. Il programma di sviluppo prevede una pipeline di progetti localizzati in aree strategiche del Sud Italia, selezionate per disponibilità di capacità di rete, presenza di generazione rinnovabile e coerenza con la pianificazione energetica nazionale.
- Nasce Finanza e Affari: il nuovo punto di riferimento digitale per i professionisti della finanza e del business
Milano , 3 dicembre 2025 È online finanzaeaffari.it , il nuovo portale di informazione dedicato al mondo della finanza, dell’economia e del business, progettato per diventare una voce autorevole e costantemente aggiornata per aziende, investitori, professionisti e operatori di settore. Finanza e Affari ha come Founders e Partners professionisti di primario standing nell'ambito del private capital UE e USA (investitori, Professionisti, top manager) vanta un network globale consolidato, ciò permetterà ai lettori di avere una visione globale del mercato finanziario e degli affari nonché una view dei trend futuri in un mercato in continua evoluzione. Il portale nasce con una missione chiara: offrire un’informazione tempestiva, completa e affidabile, creando valore attraverso contenuti di qualità, analisi approfondite e una selezione ragionata delle notizie che contano davvero. Il portale si propone come una piattaforma moderna e dinamica, capace di raccontare ogni giorno l’evoluzione dei mercati e dell’economia, interpretando i trend che stanno trasformando il panorama finanziario nazionale e internazionale. Un ecosistema editoriale completo “Finanza e Affari” mette a disposizione: Notizie e aggiornamenti in tempo reale su borse, mercati globali, scenari economici e corporate Approfondimenti, analisi e report per supportare decisioni strategiche Contenuti verticali su innovazione, startup, fintech e business internazionale Rubriche e contributi di esperti del settore economico e finanziario Ogni contenuto è realizzato con attenzione a chiarezza, verificabilità e autorevolezza, garantendo un’informazione professionale e orientata al valore. Una visione proiettata al futuro Il lancio del portale segna l’inizio di un progetto editoriale che ambisce a diventare un punto di riferimento per lettori e professionisti che vogliono comprendere l’economia che cambia: digitale, globale e sempre più strategica per imprese e investitori. Nei prossimi mesi sono previsti ulteriori sviluppi, tra cui nuove sezioni tematiche, partnership con realtà editoriali e accademiche, strumenti digitali avanzati per l’analisi dei dati di mercato e iniziative multimediali dedicate alla formazione e alla divulgazione. Disponibile da oggi Finanza e Affari è online all’indirizzo: 👉 www.finanzaeaffari.it Dove è possibile già da oggi trovare le prime notizie, analisi, rubriche e aggiornamenti in tempo reale.
- La settimana dei mercati (24-28 novembre 2025)
Dal lunedì 24 al venerdì 28 novembre l’indice FTSE MIB è passato da circa 42.298 a 43.219 punti con un guadagno netto superiore al +2,0% circa nell’arco della settimana. I giorni centrali (25, 26, 27) hanno trainato il rialzo, compensando la flessione di apertura (24). Data Chiusura & variazione FTSE MIB Note e titolo/i di rilievo Lunedì 24 nov 42.298 → – 0,85% Piazza Affari penalizzata da un calo tecnico dovuto allo stacco cedole (12 società del FTSE MIB) — ciò ha tolto circa 1,1% all’indice. Il segmento Mid Cap e STAR, invece, resistono con un lieve rialzo. Martedì 25 nov 42.698 → + 0,95% Recupero in scia agli altri mercati europei. Bene i titoli bancari — su tutti NEXI, che ha guadagnato circa +4,9%. Anche UniCredit e Intesa Sanpaolo mostrano acquisti, e in generale la giornata ha visto un sentiment positivo. Mercoledì 26 nov 43.130 → + 1,01% Forte rialzo: l’indice supera i 43.000 punti. In evidenza bancari come BPER Banca, e titoli come ENI, che beneficiano di notizie positive su acquisizioni all’estero. Tra le blue-chip migliori anche Lottomatica Group. Mid/small-cap misti: per esempio scendono Fincantieri e AVIO. Giovedì 27 nov 43.219 → + 0,21% (o +0,25% secondo altra fonte) Giornata di modesto rialzo. Tuttavia due titoli di peso soffrono: Monte dei Paschi di Siena (–4,2%) e Mediobanca (–2,78%), penalizzati da un’inchiesta della Procura di Milano sulla scalata bancaria. Tra i migliori: Campari (+4,15%), e buone performance di Azimut Holding, Leonardo, Ferrari, Diasorin, Stellantis. Venerdì 28 nov ~43.158 (seduta stabile/leggero calo) Seduta cauta in linea con l’Europa: il listino principale chiude piatto. Tra i titoli in evidenza: azienda di lusso come Brunello Cucinelli e Moncler salgono; meglio anche Salvatore Ferragamo. In difficoltà continua a rimanere Monte dei Paschi. Punti di forza & “top” titoli della settimana NEXI — + ~4,9% martedì, primo salvataggio della settimana. ENI — miglior blue-chip mercoledì grazie a notizie su accordi all’estero. Lottomatica Group — ottima performance mercoledì. Brunello Cucinelli, Moncler, Salvatore Ferragamo — in evidenza venerdì: segnali di interesse sul comparto lusso/moda. BPER Banca & alcuni operatori bancari minori — bene mercoledì, segno di interesse per il settore finanziario. Deboli & “flop” della settimana Monte dei Paschi di Siena — sotto pressione per l’inchiesta sulla scalata di Mediobanca; cali significativi giovedì e venerdì. Mediobanca — penalizzata dallo stesso contesto, pesa sulle large-cap bancarie. Alcuni titoli di mid/small cap: per esempio Fincantieri e AVIO hanno registrato ribassi di rilievo mercoledì.
- BCE: le banche dell’Eurozona devono prepararsi a un possibile indebolimento del dollaro
La Banca centrale europea richiama gli istituti dell’Eurozona a una maggiore prudenza: secondo Francoforte, l’eventuale perdita di valore del dollaro sui mercati globali potrebbe generare pressioni significative e serve quindi rafforzare i presidi di liquidità e capitale. Anche il rischio legato alle forti valutazioni dei mercati finanziari e all’elevato debito pubblico viene considerato un fattore di potenziale instabilità. Sui listini europei la comunicazione della BCE ha provocato un’immediata flessione del comparto bancario, rientrata però rapidamente: a Piazza Affari Intesa Sanpaolo e UniCredit sono tornate in territorio positivo già a metà mattinata. Nel suo ultimo rapporto semestrale, la BCE osserva che gli istituti con consistenti attività denominate in dollari devono irrobustire i cosiddetti “cuscinetti” di capitale e disporre di sufficienti riserve liquide nella valuta statunitense. Secondo l’istituzione, l’aumento della volatilità del cambio e i rischi di credito connessi con le controparti potrebbero mettere sotto pressione i gruppi più esposti.Già in primavera, dopo l’ondata di dazi introdotta dall’amministrazione Trump e le tensioni politiche sulla Federal Reserve, la BCE aveva esortato le banche europee a monitorare attentamente la loro esposizione al dollaro, vista la crescente incertezza sul ruolo della valuta come riserva globale. Il rapporto Financial Stability Review (FSR), pur non essendo vincolante, riflette la forte preoccupazione dei vertici di Francoforte sul tema della liquidità in dollari. L’analisi si concentra in particolare sui grandi gruppi della zona euro: BNP Paribas, Deutsche Bank, Crédit Agricole, BPCE, ING, Banco Santander e Société Générale. Queste banche operano spesso attraverso finanziamenti sui mercati monetari americani a favore di hedge fund e tramite la vendita di swap valutari a fondi, aziende e assicurazioni per coprire i rischi di cambio. Per neutralizzare i rischi, vengono attivate posizioni opposte con controparti internazionali, ma molte strutture di swap non risultano pienamente nei bilanci. Secondo la BCE, in periodi di stress tali posizioni potrebbero diventare più difficili da rinnovare. Al momento, Francoforte individua solo un moderato disallineamento tra attivo e passivo in dollari — alcune banche utilizzano operazioni pronti contro termine per sincronizzare le scadenze — ma avverte che questi strumenti non eliminano completamente il rischio liquidità. In scenari estremi, deflussi improvvisi di dollari potrebbero rendere complesso ottenere finanziamenti tramite repo, swap FX o vendite di asset. Alla fine dello scorso anno, gli istituti dell’Eurozona detenevano 681 miliardi di euro in titoli denominati in dollari e prestiti equivalenti a 712 miliardi nella valuta USA. La BCE segnala inoltre rischi elevati per la stabilità finanziaria complessiva , infatti, mercati azionari caratterizzati da valutazioni molto alte e sempre più concentrate su pochi nomi, scenari economici in rallentamento, prospettive incerte sull’evoluzione dell’intelligenza artificiale e un livello di debito pubblico che, in varie economie avanzate, continua a crescere. Secondo la revisione semestrale della stabilità finanziaria, basta un’improvvisa perdita di fiducia per innescare aggiustamenti rapidi e dolorosi nei prezzi degli asset, con possibili ripercussioni sulle obbligazioni sovrane e sui flussi di capitale internazionali, fino a movimenti bruschi sui cambi. Il quadro tracciato dalla BCE è dunque in linea con i moniti lanciati da altre autorità globali: molte banche centrali segnalano condizioni di mercato al limite, con valutazioni elevate, debiti in crescita e una persistente incertezza nei commerci globali.
- Ripartono i deal nel private equity italiano
Nel terzo trimestre del 2025 il mercato del private equity in Italia ha vissuto un vero e proprio picco: il numero di operazioni concluse in questo arco di tempo ha raggiunto il livello più alto degli ultimi cinque anni. Questo aumento nel conteggio dei deal suggerisce che c’è un rinnovato dinamismo — anche se, al contempo, la dimensione economica media delle operazioni è scesa rispetto ai trimestri precedenti. Nello specifico, secondo il “Q3 2025 Italy Market Snapshot” di PitchBook, la crescita del numero di transazioni non è stata accompagnata da un aumento proporzionale del valore totale investito. Questo indica che molte delle operazioni concluse sono di taglio più “modesto”: gli investitori sembrano privilegiare deal di dimensioni più contenute, probabilmente come strategia cautelativa, evitando in questo momento operazioni di buyout su larga scala. Sul fronte delle “exit” — cioè delle dismissioni da parte dei fondi di private equity — il terzo trimestre ha mostrato segnali di ripresa: anche qui si è assistito a una ripartenza dell’attività di uscita, in linea con una tendenza più ampia osservata nel mercato europeo. Nel complesso, il quadro che emerge è quello di un mercato in parte rilancio: da un lato un numero crescente di operazioni, dall’altro una preferenza chiara per transazioni più conservative, di valore inferiore. In un contesto incerto come quello attuale — con variabili macroeconomiche e valutazioni sensibili — molti operatori sembrano adottare un approccio “step by step”: puntare su deal più piccoli e gestibili, piuttosto che scommettere su mega-acquisizioni. Settori che guidano gli investimenti PE/VC in Italia Secondo le ultime rilevazioni, i settori con maggiore attività in termini di deal (numero di operazioni) e – a volte – di ammontare investito mostrano una certa specializzazione, con preferenze chiare per alcuni comparti. Il comparto ICT (tecnologie dell’informazione, comunicazioni, servizi digitali, software, ecc.) continua a essere quello con il maggior numero di operazioni: nel primo semestre 2025 rappresenta circa il 35% dei deal totali . Seguono, per numero di operazioni, settore medicale / sanitario (medico, medicale, health care) e beni e servizi industriali (aziende manifatturiere, industria di trasformazione, servizi industriali). In termini di ammontare di capitale investito (non solo numero di operazioni), un ruolo rilevante viene giocato da energia e ambiente (comparto “energia/ambiente/green”) — che nel primo semestre del 2025 raccoglie circa 31% dell’investimento totale . Anche i beni e servizi industriali e l’ICT confermano una quota importante di capitale investito: secondo i dati, dopo energia & ambiente, i servizi industriali rappresentano circa il 18% degli investimenti per ammontare, e l’ICT circa il 16%. Dal quadro aggregato emerge che la combinazione di fattori macro-economici, innovazione tecnologica e transizione energetica influenza fortemente la direzione degli investimenti di PE/VC. Nel contesto di incertezza economica generale, gli investitori sembrano privilegiare small e mid-market , cioè imprese di dimensioni contenute o medie (spesso con fatturato inferiore ai 50 milioni di euro). Questo spunto conferma che il picco dei deal osservato non coincide con un’esplosione di “mega-buyout”, ma piuttosto con una maggiore frammentazione e “diffusione” degli investimenti. Il forte interesse per l’ICT e le tecnologie digitali riflette la crescente domanda di digitalizzazione nelle imprese italiane, unita all’appeal delle start-up e delle imprese tecnologiche per operatori di VC e growth equity. L’investimento in energia, ambiente e green tech appare legato non solo all’interesse per la transizione ecologica, ma anche alla percezione di questi settori come “asset resilienti”: infrastrutture energetiche, servizi ambientali, energie rinnovabili possono offrire rendimenti stabili in un contesto economico turbolento. L’industria/manifatturiero rimane un pilastro — con investimenti in aziende reali, non necessariamente “hype tech” — suggerendo che una parte significativa del flusso di PE resta legata al “core industriale” del paese piuttosto che solo a settori innovativi. Nel primo semestre del 2025 gli investimenti di PE/VC in Italia sono aumentati del 17% rispetto allo stesso periodo 2024, arrivando a 5,2 mld di euro , su 370 operazioni (+24%). Anche se la raccolta di capitale (fundraising) ha subito una contrazione — circa 1,7 mld di euro , -40% — la resilienza del mercato è evidente: gli investitori continuano a distribuire capitale, concentrandosi su molteplici operazioni di dimensioni medie o piccole piuttosto che puntare tutto su pochi grandi deal. L’attività infrastrutturale registra importi significativi: una parte consistente della dotazione investita va verso infrastrutture, segno che il mercato guarda anche a asset “stabili” e “tangibili”, non solo a tecnologie o startup. Dal lato degli operatori, cresce l’adozione del private credit come strumento complementare o alternativo nelle operazioni, accanto al tradizionale equity — un segnale di adattamento del mercato a condizioni più complesse (rischio, costo del capitale, incertezza macro). Questo nuovo equilibrio settoriale modifica anche il modo in cui il capitale privato interagisce con il tessuto economico italiano. La crescita di operazioni su imprese di dimensioni piccole e medie dimostra come proprio le PMI — in particolare quelle attive nell’ICT, nell’industria evoluta e nell’universo della transizione energetica — siano oggi al centro dell’interesse degli investitori professionali. La frammentazione della dimensione dei deal, infatti, apre una porta che negli anni passati era rimasta spesso socchiusa: aziende meno strutturate, ma con una buona presenza sul mercato o una tecnologia in sviluppo, possono avere più opportunità di accedere a risorse finanziarie cruciali per ottenere quello scatto che porta alla crescita dimensionale o internazionale. Parallelamente, l’attenzione verso settori considerati più “resilienti” ai cicli economici conferma il ruolo difensivo di comparti come l’energia, le infrastrutture e i servizi industriali. Si tratta di ambiti nei quali i fondi individuano un orizzonte di rendimento più stabile, meno soggetto a bruschi cambi di scenario, e quindi adatto a difendere il valore degli investimenti in una fase di volatilità globale. La ricerca di equilibrio tra crescita e protezione del capitale si traduce così in una doppia pista: innovazione dove possibile, solidità dove necessario. Al tempo stesso, il focus crescente sul digitale racconta una trasformazione culturale: l’Italia sta sperimentando, con qualche ritardo ma con passo sempre più deciso, la costruzione di un ecosistema in cui startup e imprese tecnologiche trovano accesso non solo a fondi di venture capital, ma anche a investitori più tradizionali interessati alla scalabilità dei modelli digitali. È un segnale che indica l’avvicinarsi a standard europei più avanzati nella finanziarizzazione dell’innovazione. Resta tuttavia un’ombra sullo sfondo: la contrazione del fundraising. La minore raccolta a disposizione dei fondi potrebbe imporre criteri più selettivi nei prossimi trimestri e, se proseguisse, rischierebbe di rallentare quel circolo virtuoso che oggi si sta mettendo in moto. In altre parole, la ripresa del deal-making non può dirsi del tutto consolidata finché i flussi di capitale in ingresso non torneranno a crescere in modo più robusto.
- Generali Investments lancia il fondo “Generali Future Leaders Italia” per sostenere le PMI italiane
Generali Asset Management (GAM), tramite Generali Investments, ha annunciato il lancio del fondo Generali Future Leaders Italia, un veicolo pensato per investire in società italiane a media e piccola capitalizzazione, con l’obiettivo di sostenere la crescita delle imprese e rafforzare il mercato azionario domestico. Il fondo nasce nell’ambito del programma nazionale promosso dal Fondo Nazionale Strategico Indiretto (FNSI), sezione del più ampio “Patrimonio Rilancio” istituito dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e gestito da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), per rafforzare il mercato azionario italiano, in particolare nella fascia delle imprese a media e piccola capitalizzazione. Al primo closing, il fondo prevede una dotazione minima di circa 71 milioni di euro, con la possibilità di raccogliere ulteriori capitali sul mercato presso investitori professionali; il FNSI potrebbe sottoscrivere tra 35 e 50 milioni di euro, entro il tetto del 49% del totale raccolto. Almeno il 70% del patrimonio sarà indirizzato verso azioni di società italiane a media o bassa capitalizzazione, quotate in mercati regolamentati o sistemi multilaterali di negoziazione, escludendo società del settore finanziario e quelle appartenenti all’indice FTSE MIB. Fino al 30% residuo potrà essere investito in azioni di società italiane con fatturato superiore a 50 milioni di euro oppure in titoli di debito sovrano emessi dall’Italia, da altri Stati dell’Area Euro o dalla Commissione Europea. La politica di investimento è compatibile con i requisiti della normativa PIR, come sottolineato da Generali. Il fondo è un FIA chiuso, riservato a investitori professionali come istituzioni finanziarie, compagnie assicurative, fondazioni, casse previdenziali e fondi pensione. · Durata minima: 5 anni a partire dalla chiusura del periodo di sottoscrizione. · Durata massima — anche considerando possibili proroghe —: 31 dicembre 2034. Il periodo di sottoscrizione si chiude entro il 6 maggio 2027, con possibilità di estendere la chiusura fino al 6 novembre 2027. Secondo Filippo Casagrande, chief of investments di Generali Investments, l’iniziativa rappresenta «un segnale concreto per le PMI» e conferma l’impegno del gruppo a costruire un “investitore a lungo termine” che generi rendimenti ma anche impatti positivi sull’economia reale. Il fondo — aggiunge — vuole dare alle piccole e medie imprese italiane l’opportunità di crescere e consolidarsi. Per Luca Finà, head of Active Equity di GAM, la strategia prevede la selezione di aziende a media e piccola capitalizzazione con fondamentali solidi e posizionamenti competitivi, rappresentando — secondo lui — una valida opportunità di rivalutazione per le PMI italiane, e potenzialmente in grado di rilanciare l’interesse degli investitori istituzionali verso questo segmento di mercato con una visione di medio-lungo termine.
- Bankitalia promuove la riforma del TUF: “Spinta a crescita e competitività del mercato”
La riforma del Testo Unico della Finanza riceve l’appoggio di Banca d’Italia. Il capo del Dipartimento di Vigilanza Bancaria e Finanziaria, Giuseppe Siani, ha dichiarato che le innovazioni introdotte sono «in linea con l’obiettivo di favorire la crescita del mercato finanziario e di promuoverne la competitività e l’attrattività a livello internazionale» . L’intervento di Bankitalia si concentra soprattutto sulle misure di aggiornamento del governo societario: maggiore autonomia statutaria per le imprese e riorganizzazione delle responsabilità degli organi di vertice, elementi considerati fondamentali per rendere il sistema più moderno e competitivo. Tra le novità più rilevanti della riforma approvata dal Governo: · soglia unica del 30% per l’OPA obbligatoria, in linea con gli standard europei; · procedure semplificate per l’acquisto totalitario nelle operazioni di M&A; · minori oneri amministrativi per PMI e società neo-quotate. Bankitalia guarda con favore anche all’ipotesi di superare il divieto di interlocking , cioè la possibilità per un manager di ricoprire cariche in più operatori finanziari concorrenti. Siani ricorda che l’idoneità degli esponenti è già vigilata e che una rimozione del divieto potrebbe ridurre costi di compliance per gli intermediari. L’Istituto centrale sottolinea però che occorrerà mantenere adeguati presidi prudenziali e salvaguardie per le società vigilate, affinché la maggiore flessibilità normativa non comprometta stabilità e concorrenza nel settore. · Le imprese — soprattutto PMI e startup — potranno avere più facilità ad accedere a capitali tramite mercati di borsa o investitori di venture capital. Questo può significare più opportunità di crescita e sviluppo. · Il sistema finanziario italiano potrebbe diventare più efficiente, trasparente e competitivo a livello europeo, attirando investitori anche dall’estero. · Per gli investitori, la riforma potrebbe portare a una maggiore offerta di strumenti finanziari e opportunità di investimento più diversificate. · Per il risparmio e l’economia reale: se la riforma funziona, una parte maggiore del risparmio potrebbe fluire verso imprese e progetti imprenditoriali, invece che verso strumenti tradizionali, contribuendo in modo concreto allo sviluppo economico del Paese. Una riforma che punta a un mercato dei capitali più snello, attraente per investitori internazionali e più accessibile per le imprese italiane — soprattutto quelle che vogliono crescere e innovare.













