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BCE: le banche dell’Eurozona devono prepararsi a un possibile indebolimento del dollaro

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La Banca centrale europea richiama gli istituti dell’Eurozona a una maggiore prudenza: secondo Francoforte, l’eventuale perdita di valore del dollaro sui mercati globali potrebbe generare pressioni significative e serve quindi rafforzare i presidi di liquidità e capitale. Anche il rischio legato alle forti valutazioni dei mercati finanziari e all’elevato debito pubblico viene considerato un fattore di potenziale instabilità. Sui listini europei la comunicazione della BCE ha provocato un’immediata flessione del comparto bancario, rientrata però rapidamente: a Piazza Affari Intesa Sanpaolo e UniCredit sono tornate in territorio positivo già a metà mattinata.


Nel suo ultimo rapporto semestrale, la BCE osserva che gli istituti con consistenti attività denominate in dollari devono irrobustire i cosiddetti “cuscinetti” di capitale e disporre di sufficienti riserve liquide nella valuta statunitense. Secondo l’istituzione, l’aumento della volatilità del cambio e i rischi di credito connessi con le controparti potrebbero mettere sotto pressione i gruppi più esposti.Già in primavera, dopo l’ondata di dazi introdotta dall’amministrazione Trump e le tensioni politiche sulla Federal Reserve, la BCE aveva esortato le banche europee a monitorare attentamente la loro esposizione al dollaro, vista la crescente incertezza sul ruolo della valuta come riserva globale.


Il rapporto Financial Stability Review (FSR), pur non essendo vincolante, riflette la forte preoccupazione dei vertici di Francoforte sul tema della liquidità in dollari.

L’analisi si concentra in particolare sui grandi gruppi della zona euro:      BNP Paribas, Deutsche Bank, Crédit Agricole, BPCE, ING, Banco Santander e Société Générale.


Queste banche operano spesso attraverso finanziamenti sui mercati monetari americani a favore di hedge fund e tramite la vendita di swap valutari a fondi, aziende e assicurazioni per coprire i rischi di cambio. Per neutralizzare i rischi, vengono attivate posizioni opposte con controparti internazionali, ma molte strutture di swap non risultano pienamente nei bilanci. Secondo la BCE, in periodi di stress tali posizioni potrebbero diventare più difficili da rinnovare.

Al momento, Francoforte individua solo un moderato disallineamento tra attivo e passivo in dollari — alcune banche utilizzano operazioni pronti contro termine per sincronizzare le scadenze — ma avverte che questi strumenti non eliminano completamente il rischio liquidità. In scenari estremi, deflussi improvvisi di dollari potrebbero rendere complesso ottenere finanziamenti tramite repo, swap FX o vendite di asset.      Alla fine dello scorso anno, gli istituti dell’Eurozona detenevano 681 miliardi di euro in titoli denominati in dollari e prestiti equivalenti a 712 miliardi nella valuta USA.


La BCE segnala inoltre rischi elevati per la stabilità finanziaria complessiva, infatti, mercati azionari caratterizzati da valutazioni molto alte e sempre più concentrate su pochi nomi, scenari economici in rallentamento, prospettive incerte sull’evoluzione dell’intelligenza artificiale e un livello di debito pubblico che, in varie economie avanzate, continua a crescere.

Secondo la revisione semestrale della stabilità finanziaria, basta un’improvvisa perdita di fiducia per innescare aggiustamenti rapidi e dolorosi nei prezzi degli asset, con possibili ripercussioni sulle obbligazioni sovrane e sui flussi di capitale internazionali, fino a movimenti bruschi sui cambi.


Il quadro tracciato dalla BCE è dunque in linea con i moniti lanciati da altre autorità globali: molte banche centrali segnalano condizioni di mercato al limite, con valutazioni elevate, debiti in crescita e una persistente incertezza nei commerci globali.

 

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